È la storia di un amore questo romanzo, ma non nel senso tradizionale, è la storia delle varie forme dell’amore materno, di molte madri (quella naturale, la balia Rosina, la zia Peppina) per una figlia, ma anche di una figlia per il padre e zia Giuppina; è la storia di una bambina molto amata, molto protetta e immaginata, proiettata, nella fantasia della zia, in futuri scenari gloriosi, pensata destinata a un grande destini.

 Infine il romanzo racconta di come le aspettative troppo elevate possano avere esiti deflagranti.
L’inizio è la fine: la voce narrante, Chiara D’Auria, donna anziana che non si è mai sposata, sentendosi prossima alla fine, rievoca i fatti della sua vita, trovandosi nella casa dov’è rimasta, lasciatale in eredità dalla zia Peppina, dopo che se ne sono andati tutti.
Si parte dal silenzio, e da quel trascinarsi pigramente tra le stanze vuote, ma piene di ricordi.
Chiara nasce illegittima, sua madre fa l’ostetrica e resta incinta da Francesco (suo amante, che riconoscerà la figlia qualche anno più tardi) che parte volontario con le camicie nere; il nonno di Chiara, padre di Francesco, chiamato Tripoli, è un intrallazzone locale e a suo modo Francesco ne raccoglie l’eredità, imbarcandosi di continuo in imprese fallimentari.
Chiara sembra destinata a grandi imprese, soprattutto nella mente della zia Peppina, che diventa sua tutrice per motivi di comodità, ovvero avvicinare la bambina alla città e alla scuola, ma in realtà lo fa perché lei, sterile, desidera riversare sulla ragazza tutte le sue mancate ambizioni materne. Numerosi sono i passaggi in cui si dà conto del tono esaltato e adorante di Peppina nei confronti di Chiara, per la quale la zia ha già deciso un futuro di “professorona” che non si avvererà mai.
Chiara sembra indifferente e inadatta alla vita, ai successi; poco appassionata alle cose, troppo schiacciata nella sua asma, malattia che diventa il suo unico atto di ribellione. Chiara è votata agli insuccessi, all’immobilità e a un unico grande amore, quello nei confronti del padre che, dopo averla riconosciuta, ogni tanto passa un po’ di tempo con lei, sempre troppo poco, sempre troppo distratto, tempo che lei invece adora e che vorrebbe prolungare all’infinito, traendone inevitabili delusioni quando lui dirada le visite fino a interromperle.
“Tutto ciò che mi fu assegnato da vivere è accaduto quando ero bambina o fanciulla” dice Chiara, e così pure il suo unico amore (per il cugino) è destinato al fallimento, perché non c’è mai possibilità di appello, non ci sono seconde occasioni, per lei ogni fallimento diventa conferma e occasione di (desiderata) rinuncia.
Personaggio anomalo e difficile Chiara, difficile pensarla protagonista di “Passaggio in ombra”, lei che, della sua infelice vicenda, protagonista non lo è stata mai; lei che non ha saputo far altro che ritirarsi nei ricordi, lei che malgrado tutti gli agi non ha saputo trarne profitto. È lei la voce narrante, ma i protagonisti, quelli che dicono e fanno, sono altri. Chiara è spettatrice: guarda, ascolta e subisce, il suo monologo interiore, ricchissimo e struggente, è pieno di suggestioni, tipico di chi, per carattere, è più portato all’osservazione che all’azione. Infatti è la qualità della scrittura a sorprendere e la capacità di far affiorare immagini e sentimenti pagina dopo pagina, vivi dolorosi e tanto reali da potersi toccare, tanto da riconoscerli come nostri, perché Chiara, al termine della narrazione, diventerà quella parte di noi più fragile e inadatta, quella che pensandola, ci fa tenerezza.

Di Muriel

Nata a Imola, dove forse (spero il più tardi possibile) morirò. Ho una laurea in storia dell'arte ma lavoro nel settore della formazione. Mi piace scrivere e leggere. Ho pubblicato La discarica degli acrobati sbadati (Giraldi 2011), Veduta di pianura con dame (Edizioni La meridiana 2015), Fermata al tramonto con cimitero (Augh! 2017); ho partecipato al romanzo collettivo Il libro delle vergini imprudenti (Navarra 2014); alcuni miei racconti sono apparsi in antologie e riviste, ho scritto due testi per il teatro. Ho un interesse speciale per le autrici e le loro personagge. Di recente ho scoperto di essere sia bibliomane sia bibliofila, abbinata che mi inserisce nel novero delle accumulatrici disordinate di libri e letture. Certe volte m’incuriosisce talmente tanto un’autrice che tendo a immedesimarmi nella sua storia tanto da volerla raccontare. Sarebbe difficile vivere senza le cose belle e inutili che (per me) sono: la letteratura, il cinema, il teatro e le arti visive. Con questo sito vorrei mettere ordine.