Il cuore solitario di una scrittrice del sud

Nel 1934 Lula Carson è una ragazzina che viene da Columbus, una cittadina della Georgia, e che a soli 17 anni si reca a New York con alcuni risparmi, incoraggiata dalla madre a perseguire il suo talento artistico, per iscriversi al conservatorio ma i soldi li perde e decide di restare a New York ugualmente, dove vive presso un’amica, facendo lavori saltuari per pagarsi le lezioni di scrittura alla Columbia University. A un certo punto però si ammala di febbre reumatoide e deve tornare a casa.
Nel ’37 sposa Reeves McCullers (bisessuale) e si trasferiscono nel nord Carolina, il marito è agente di commercio. Dopo poco si spostano ancora più a sud, dove per lei la vita di New York è solo un ricordo. Il clima torrido, il torpore intellettuale, la grande depressione, la fanno sprofondare nella depressione. Inizia a scrivere il suo primo romanzo, che doveva intitolarsi “Il muto” ma diventa “Il cuore è un cacciatore solitario”. La casa editrice le concede un grosso anticipo, il romanzo esce nel ’40 e ha un successo clamoroso, la coppia può permettersi di tornare a New York. A questo punto lei è una star, esordiente a 23 anni, entra da protagonista nell’ambiente culturale. Stringe grande amicizia con George Davies, direttore letterario di Harper’s bazar a cui Carson fa leggere il manoscritto “Riflessi in un occhio d’oro”, storia che le era stata raccontata dal marito. Il libro viene prima pubblicato in due parti su Harper’s. Lei e il marito divorziano per poi risposarsi successivamente, il loro sarà un rapporto che non ha nulla di intimo.

Carson McCullers fotografata da Richard Avedon

A New York è una donna a spezzarle il cuore: Annemarie Schwarzenbach, giornalista, scrittrice, fotografa di grande fascino, a cui lei aveva dedicato il romanzo “Riflessi in un occhio d’oro”.
Nel 1946 esce “Invito a nozze” il cui adattamento teatrale la rende davvero famosa.
Negli anni ’50 sulla scia di Vacanze romane, va a vivere per un periodo a Roma, dove incontra Irene Brin che tradurrà i suoi romanzi, e che l’apprezzerà moltissimo come scrittrice.
Nei suoi romanzi Carson parte dalla violenza e dal groviglio dei rimossi della provincia americana, collocandosi tra la schiera di autori del gotico sudista: Falkner, Welty, O’connor ma con una caratteristica di maggiore tenerezza. La Mik de “Il cuore è un cacciatore solitario” e l’orfana Frankie di “Invito a nozze” sono sicuramente ispirate a lei, insoddisfatta, non sa dove collocarsi alla continua ricerca del suo posto nel mondo.

“Il cuore è un cacciatore solitario”
Primo romanzo scritto e pubblicato.
La storia di un paese e i suoi personaggi, i due muti, all’origine, John Singer e il greco, che finisce in clinica psichiatrica, Singer (gioielliere) rimane solo e, per la sua qualità di saper ascoltare e dare conforto, la stanza in cui vive è punto di riferimento per vari personaggi: Biff il mite proprietario del bar, che vuole un figlio, Mick ragazza talentuosa e con moltissima voglia di vivere (alter ego dell’autrice), il dottor Copeland (in lotta per la causa dei neri) medico di colore che non si capisce come ce l’abbia fatta e la sua famiglia che lo evita perché lui è troppo esigente e intransigente, e infine Blount balordo cercatore d’oro. Il romanzo ci presenta una galleria di personaggi che sono un gruppo di perdenti, segnati da eventi di cruda tragicità e legami indissolubili che portano inevitabilmente alla disfatta.

“Invito a nozze”
Frankie è una ragazzina orfana di madre, ha dodici anni, è un metro e settanta, grande e grossa (alter ego dell’autrice), vive in una cittadina del sud e viene invitata al matrimonio del fratello, il padre è sempre al lavoro e lei passa le sue giornate in cucina con Sadie, cuoca nera, e John Henry West, il cugino, si raccontano i loro pasti lenti, le chiacchierate, la noia e il torpore delle cittadine di provincia. Frankie è un po’ gelosa del fratello, ma spera che andando in un’altra città al suo matrimonio, poi la coppia la tenga con sé e pian piano questa speranza diventa ossessione, tanto che per tutto il romanzo non fa altro che parlarne e si convince che la sua questo avverrà, salvo poi la delusione finale tornando a casa in autobus, dove tutte le sue aspettative legate alla festa verranno deluse.
Tutto il romanzo è teso verso l’aspettativa e la sua vita è una non vita proiettata verso un futuro idilliaco che non si concretizzerà mai. Potrebbe considerarsi un romanzo di formazione, ma è nella staticità e nell’assenza di prospettive che si gioca la formazione di Frankie, che sembra l’alter ego (oltre che dell’autrice) di una delle protagoniste de Il cuore è un cacciatore solitario.


“La ballata del caffè triste”
Il primo racconto, che dà il nome alla raccolta, narra di una strana amicizia tra la proprietaria di un bar, Miss Amelia e un gobbo, suo cugino. La donna si sposa con un uomo innamorato ma instabile e brusco, lei lo tratta malissimo, tanto da sollevare le sue ire e tra i due si instaura una guerra tremenda.
Wunderkind, è la storia di una bambina prodigio, una pianista, che perde ispirazione e voglia di suonare, fino all’esasperazione.
Madame Zilensky e il re di Finlandia è La storia di una misteriosa ed efficiente insegnante di musica che viene assunta presso una scuola e si presenta coi suoi tre figli biondi, lei passa giorno e notte sugli spartiti, ma racconta al preside incredibili avventure di viaggio, tra cui di aver incontrato il re di Finlandia, a quel punto si instilla il dubbio sulle sue storie…
Il forestiero è la storia di un uomo che da Parigi torna negli Stati Uniti in occasione della morte del padre, incontra la ex moglie con la famiglia e si riaccende, forse, la fiamma.
Dilemma domestico è la storia di un marito e sua moglie alcolizzata, lei fa scenate davanti ai bambini lui si occupa di tutto e, nonostante il vizio di lei, non riesce a smettere di amarla.
Un albero una pietra una nuvola, è la storia di un ubriaco che racconta a un ragazzo la sua teoria sull’amore, ovvero che prima di amare una donna bisogna amare tutto il resto, appunto alberi pietre etc…

La sua è una scrittura evocativa, piena di immagini e atmosfere. I suoi personaggi sono spesso dei disperati, degli insoddisfatti, degli irregolari, a volte, troppo trasgressivi per essere accolti benevolmente dalla società dell’epoca, per questo la famiglia della Carson venne minacciata dal Ku Klux Clan, per questo il romanzo “Riflessi in un occhio d’oro” viene riscoperto trent’anni dopo grazie al film di John Huston.
Muore nel ’67, col corpo devastato dalle malattie.

Di Muriel

Nata a Imola, dove forse (spero il più tardi possibile) morirò. Ho una laurea in storia dell'arte ma lavoro nel settore della formazione. Mi piace scrivere e leggere. Ho pubblicato La discarica degli acrobati sbadati (Giraldi 2011), Veduta di pianura con dame (Edizioni La meridiana 2015), Fermata al tramonto con cimitero (Augh! 2017); ho partecipato al romanzo collettivo Il libro delle vergini imprudenti (Navarra 2014); alcuni miei racconti sono apparsi in antologie e riviste, ho scritto due testi per il teatro. Ho un interesse speciale per le autrici e le loro personagge. Di recente ho scoperto di essere sia bibliomane sia bibliofila, abbinata che mi inserisce nel novero delle accumulatrici disordinate di libri e letture. Certe volte m’incuriosisce talmente tanto un’autrice che tendo a immedesimarmi nella sua storia tanto da volerla raccontare. Sarebbe difficile vivere senza le cose belle e inutili che (per me) sono: la letteratura, il cinema, il teatro e le arti visive. Con questo sito vorrei mettere ordine.